
Miei adorati Italiani, eccomi di nuovo a voi dopo una brevissima ma intensa trasferta in quel di Praga. No, non mi sono trasformato in un enorme insetto al risveglio da sogni inquieti, soprattutto perchè i miei sonni sono stati profondi e assolutamente non turbati; leggo bensì che Flavia si è accollata la responsabilità di trascorrere una nottata oniricamente delirante al posto mio... cara Perla di Labuan, non so dare uno straccio di spiegazione alle tue folli visioni, se non accordarti il dono della preveggenza. Infatti poche ore dopo mia sorella si sarebbe trovata, con familiari e concubino, ad affacciarsi alla finestra del castello di Praga che fu teatro della Defenestrazione (non è ben chiaro se di una, due o tutte e tre). Ti tranquillizzo subito, lei non ha fatto nessun capitombolo, ma forse c'è stata una sovrapposizione spirituale con uno dei malcapitati, senza peraltro che lei se ne accorgesse, presa com'era a pensare a dove avremmo potuto riempirci la panza spendendo poco e camminando meno. E credo che l'evento faccia da pendant a me che sogno il monaco albino del Codice da Vinci il giorno prima che tu incontrassi lo sponsor dell'Opus Dei... comincio a pensare che la telepatia sia ormai di casa, da queste parti.
Comunque sia, dicevo, eccomi tornato. Stanco e non del tutto soddisfatto del mio weekend boemo. Immaginavo una Praga incantata, un posto da sognatori, un pozzo senza fondo di spleen mitteleuropeo misto a nostalgie comuniste. Mi sono ritrovato nel pieno del consumismo: Mc Donald's ad ogni angolo, vetrine traboccanti di Armani e Dior, chiese e sinagoghe da visitare solo ed esclusivamente dietro compenso, prezzi adeguati agli standard dell'euro, Casinò luccicanti e Nine Moric vestite come le nostre coatte di borgata; il tutto accompagnato da autoctoni scostanti e spesso sgarbati, la cui sporadica benevolenza si è rivelata spesso sapienza truffaldina. Cosa mi è piaciuto... beh, in realtà alzando il naso ed evitando i fulgori dei megastore, gran bei palazzi, panorami splendidi, scorci suggestivi come alcuni angoli del castello e la visuale dal ponte Carlo. Il quartiere dove albergavo, Zichov (Praga 3), un tempo proletario e ora dignitosamente dimesso, in cui a facciate liberty si alternano night club dalle sobrie insegne. Il cibo, tonnellate di carne inzuppata in qualsivoglia intingolo.. la prima sera io e mammà abbiamo ordinato l'anatra. Credevamo che ci avrebbero portato DELL'anatra, non UN'anatra intera a testa, contornata da cavoli e prugne secche (e noi, stolti, che abbiamo preso pure il contorno, patate al cartoccio con intingolo di formaggio ed erbe...). Non temete, non sono ingrassato di un solo etto, ho camminato così tanto che forse ho perfino perso qualche grammo dei pochi racimolati durante le feste, complice la disperata ricerca dei miei per trovare i NINNOLI in cristallo di Boemia a prezzi ragionevoli, da riportare in patria come souvenir. Per afferrare in quanti negozi siamo entrati, pensate solo che facendone un resoconto visivo potremmo riempire i bassorilievi di due colonne traiane e una facciata dell'arco di Tito, il cui saccheggio di Gerusalemme (era lui???) sarebbe stato un'inezia se mia madre avesso potuto comprare tutto ciò che avrebbe voluto.
Cos'altro dire... mi sono rimaste due lamentele. La prima riguarda la doganiera all'aeroporto di Praga di stamattina: un'erinni che con sguardo compiaciuto apriva tutti i bagagli a mano per estrarne preziose boccette, non perchè particolarmente sospette, no, ma per applicare LA LEGGE. Esaltata dal poter finalmente seguire le normative europee, inebriata dal sentirsi una di noi, sollevata dal non dover più essere costretta a prostituirsi nel nostro Paese per avere un minimo di dignità, estraeva liquidi dalle borse, pietosamente aperte dalla zip e non con un coltellaccio da cucina come avrebbe voluto, ti guardava con un sorriso di sfida, e sorridendo li gettava nel Cestino dell'Infamia. Io ho perduto solo uno stick di deodorante e mezzo flacone di idratante al muschio bianco; ho fortuitamente messo in salvo i liquidi per le lenti e il dentifricio, solo perchè contenuti in una PLASTIC BAG (il contenitore dell'ottico). Ho chiesto spiegazioni, osservando che se volevo compiere atti di inaudita ferocia coi miei liquidi potevo benissimo aprire la PLASTIC BAG e sfogare i miei istinti omicidi. Lei, impassibile, ha tautologicamente ribadito che il contenuto della PLASTIC BAG poteva passare. A quel punto, mosso a pietà dalla disperazione di mio cognato che aveva perduto un profumo di D&G, reo di non albergare in una PLASTIC BAG, ho cercato un bagliore di umanità nella virago, chiedendole se potevo trarre in salvo il profumo nella mia PLASTIC BAG. Lei, impassibile e sorridente, ha spiegato che esso doveva essere messo nella PLASTIC BAG prima del metal detector: ormai era TROPPO TARDI per metterlo nella PLASTIC BAG. E' stato allora che ho capito di trovarmi in faccia al Golem in carne e ossa, e che ogni desiderio di rinchiudere il cadavere della Furia in una PLASTIC BAG sarebbe stato irrealizzabile.
L'altra lamentela riguarda la poca disponibilità dei ragazzotti praghesi, che non ti degnano di uno sguardo. Forse mi ero caricato di aspettative eccessive, ma guardando la filmografia completa di William Higgins (Boys of Prague 1, 2, 3 e 4; Czech Point; Carlo's Friends; Educating Eda Rieger; Prague Rising, et cetera) hai l'idea che qualunque fanciullo mediamente attraente muoia dalla voglia di portarti a letto. Non sopporto l'idea che anche i facili costumi degli stalloni boemi siano una porno-leggenda metropolitana, come il fattorino delle pizze avvenente e benevolo o l'idraulico che simpaticamente non si dedica solo a sturare lavandini. La foto sopra, sveliamo l'arcano, ritrae un giovine che lavorava il ferro nei cortili del castello, alla vecchia maniera (ma con le cuffie dell'i-Pod alle orecchie); in qualunque sceneggiatura che si rispetti ti avrebbe portato nella torre delle torture, a 100 metri da dove lavorava, ti avrebbe legato alle catene, si sarebbe tolto il grembiule e via fantasticando; o, nella più grigia delle ipotesi, avrebbe sollevato gli occhi, spento l'i-Pod, e chiesto con tono sognante il numero della tua stanza d'albergo (anche l'albergo, se fosse stato particolarmente sveglio). Nulla di tutto questo: ha continuato alacremente a battere sull'incudine, mentre io altrettanto alacremente l'ho guardato e ritratto a imperitura memoria. Sconsolato, ho creduto di rifarmi con una visita alla collezione di Barbie ospitata nell'edificio adiacente, ma il prezzo elevato mi ha fatto desistere anche dalla ludica consolazione; inorridito dall'ennesimo mercimonio di Cose Sacre, ho definitivamente chiuso il mio cuore alla Babilonia Boema.