Scena: Domenica lavorativa. Pausa pranzo. Interno giorno, alla Boulangerie, che è il mio spacciatore ufficiale di cibo quasi quotidianamente.
Come al solito, mi accomodo al tavolino col vassoio che trabocca di piatti, bevo un sorso d'acqua ed estraggo il libro di turno (stavolta si tratta di "Felicità" di Will Ferguson, molto piacevole). La mia lettura è disturbata da un infante che frigna alle mie spalle, e dal brusio delle conversazioni altrui, oggi particolarmente fastidioso. In particolare, trovo impossibile isolarmi dal tono di voce del tizio al tavolo accanto (data la distanza tra i tavoli, praticamente un commensale), impegnato nel difficile compito di respirare tra una frase e l'altra.
"Boh, sai, un po' mi so rotto de ste studentesse..."
Ecco, mi tocca sorbirmi le autocelebrazioni di un sedicente Don Giovanni per tutto il pranzo. Caparbiamente, tento di carpire un senso dalle pagine che ho di fronte. Ma registro la risposta della donna che Don Giovanni ha di fronte (scopro solo ora che è una donna, non guarderò mai i due se non quando si alzeranno da tavola):
"E certo, magari mo c'hai bisogno d'altro..."
"Si, sai che c'è, mà... a parte andacce a letto non è che ce posso fà altro..."
Mà? Mà??? Ma questo sta parlando delle studentesse con cui fa sesso... con sua madre? No, devo aver capito male...
"Eh, tesoro mio, mo magari te devi concentrà più su una donna, no ste regazzine che dici..."
Ormai il mio libro è infinitamente meno accattivante della conversazione tra uno scapolo dalla dubbia dirittura morale e la sua forse madre, incredibilmente a suo agio nell'ascoltare le confidenze intime del figlio.
"Sì, Mà, c'hai ragione, sò proprio regazzine...". Mio Dio, è proprio sua madre. E mi chiedo... ma quanto regazzine? Università? Liceo? Medie??? Non so cosa mi trattenga dal voltarmi e chiederglielo, troppa è la curiosità. E poi vorrei anche guardare in faccia questo magnifico esemplare di maschio latino, che ha evidentemente uno stuolo di giovani fanciulle che lo tampinano, ma non ne ho il coraggio.
"Comunque, Mà, mo sto mezzo a frequentà una, lo sai? na donna!"
"Ma dai, bello mio. E chi è, chi è?"
"Eh, na bella ragazza, seria, affidabile..."
"Ah, sì?"
"Pensa, viene dalla Carnia!", frase detta con enfasi, come se avesse dichiarato di stare per sposare la principessa del Siam... evidentemente la Carnia per Don Giovanni ha un fascino esotico irresistibile.
"Dalla Carnia? Ma dai!", anche Mà è in visibilio. Mi chiedo quale ruolo abbia giocato la Carnia nella vita di quel nucleo familiare, e soprattutto mi chiedo se forse sia io a ricordar male dov'è situata geograficamente questa mitica regione.
"Sì, sì, dalla Carnia. E infatti parlavo con un amico l'altro giorno, me lo diceva, le persone della Carnia sono... serie, come dire... affidabili. Cioè, so gente chiusa, so friulani, è chiaro, però so bella gente... seria."
Vengo confortato dal posizionamento della Carnia lì dove ricordavo fosse, ma cresce lo sconforto per l'accavallarsi di tante banalità.
"E chi è questa, che fa?" chiede Mà.
"Pensa, è avvocato, è intelligente, pure na bella ragazza. Alta, bionda... ah, pensa, se chiama Fleur!!!"
"Uuuuh, ma che bel nome, ammazza..."
"Sì, Fleur... Fleur Isabella Casanova, pensa..." (registro il frequente invito rivolto a Mà, "pensa").
"Casanova? uh ma proprio un bel, bel nome... Casanova, è tutto dire... uuuh!" (temo che l'invito a pensare rivoltole dal figlio rimanga il più delle volte inascoltato).
"Sì, Mà... e sai come l'ho conosciuta? che storia... me l'ha presentata Francesca, te la ricordi, Francesca?"
"Oddio, Francesca... quale?"
"Francesca, quella che me so portato a letto un po' de volte..." (comincio a provare un po' di imbarazzo al pensiero che quella donna conosca a menadito la lista di conquiste dell'irrefrenabile rampollo).
"Ah, sì, Francesca, come no, quella mora..."
"Eh, brava... insomma, Fleur è un'amica d'infanzia di Francesca. Che succede, lei scende a Roma, Francesca organizza una cena, e là ci conosciamo... cinque minuti e già stavamo... là, sai..." (mi chiedo per cosa stia il "là" nel linguaggio segreto dei due... "è scoccata la scintilla"? "ci siamo baciati"? "mi aprivo un varco tra le sue gambe"?).
"Uuhhh ma non mi dire... e Francesca?"
"Eh Francesca non lo sa... pensa che ancora ce spera, con me... non l'ha proprio capito che non me interessa... proprio l'altra sera me la so portata a letto."
Aspetto un rigurgito femminista di Mà, un moto di compassione per una donna come lei, una ramanzina appena accennata a quello scapestrato del figliolo... macchè. Come il suo bambino, anche lei ormai ha solo orecchie per la donna esotica... Fleur.
"Ma Fleur sta a Roma?"
"Eh, no, Mà... Fleur sta in Carnia! però ci sentiamo... ieri siamo stati due ore al telefono. E poi c'abbiamo Facebook! Mà, te lo dicevo, ormai Facebook è fon-da-men-ta-le!"
"Sì, fondamentale..." (Mà ormai pende dalla bocca del figlio, estasiata da cotanto saper stare al mondo).
"Eh, così ci teniamo in contatto, ci sentiamo... Mà, pensa che je dico pure le porcate..."
Non credo alle mie orecchie. Ormai sto ridendo sfacciatamente, simulando che il mio divertimento provenga dal libro che continuo a tenere aperto come alibi. Ora, penso, Mà chiederà garbatamente al figlio di non entrare in particolari. Una parte di me lo spera, l'altra vuole scoprire fino a che punto possono arrivare questi due magnifici personaggi. Vince la parte più curiosa, ovviamente.
"Come le porcate? Uuhh ma che dici?"
"Ma si... oddio, no proprio cose pesanti... però sai, cose tipo non sai che te farei, voglio fà sesso con te... cose così. A Mà, lo sai che ho scoperto, che alle donne je piace se fai un po' così... esse trattate un po' da zozze, ogni tanto. Ma sempre con buongusto, con classe."
"Certo, la classe ci vuole..."
"Ecco, sì, e insomma je ne dico tante... Mà, ci piacciamo proprio. Glielo dico sempre, non sai che te farei..."
"Figlio mio, speriamo che sia quella buona... (è la prima frase da madre che sento dire a Mà).
"Eh, sì speriamo... Mà, mo andiamo, s'è fatto tardi. Devo fà un po' de giri..."
"Sì, sì, andiamo bello mio..."
"Sì, che devo andà pure in farmacia... a comprà... beh, lo sai, no... i preservativi..."
"Uh, Dio..." (qui colgo lo sconcerto della donna, sull'unica frase del figlio che invece meriterebbe un plauso... almeno fa sesso sicuro).
"Eh, Mà, siamo in una società moderna, il mondo va così..."
Sipario. Si alzano. Don Giovanni va verso la cassa, e finalmente lo posso guardare in tutto il suo splendore. Basso, tracagnotto, bruttarello. Chissà cosa insegna. Sento Mà che traffica con la borsa accanto a me, e mi volto a guardare anche lei. Una donnina esile, capelli bianchi cortissimi, discretamente elegante. Sguardo truce rivolto a me, come a dire che sa che ho ascoltato tutto. Mentre torno candidamente a fingere di leggere, lei parla ad alta voce al figlio: "Ah, comunque ho dato un'occhiata a quell'articolo per il Corriere... penso che lo possiamo pubblicare!".
Tentativo apprezzabile di darsi un contegno, ma purtroppo inutile. Terrò tutto con me, lei, il figlio, le mirabolanti avventure di letto di lui... e soprattutto Fleur, l'esotica Fleur... anzi, vado subito a cercarla sui profili di Facebook. Che, sì, è fon-da-men-ta-le... ma questo ormai sfugge solo a Mà.