martedì, ottobre 28, 2008

Total Body Conditioning/2 - Pavlov e Edoardo Vianello sono delle Mammolette Frignone

Preambolo

Come al solito, il nostro afflato bloggaro conosce alti e bassi... molti di noi sono ormai vittima del fascino ipnotico di Altri Blog, e vi passano su serate che potrebbero essere spese a tirare avanti la nostra causa. Tutto Questo è Male.
Io stesso faccio pubblica ammenda: dopo la cancellazione del mio post, celebrata dallo sconfortato post-iccio (di ormai quasi due mesi fa! Orrore!) sono stato moralmente incapace di rimettermi all’opera. In questo periodo di sconforto e crisi, della finanza, dell’università e della scuola, delle nostre vite personali, una cosa è continuata ininterrottamente: la mia frequentazione della palestra, il Pilates, la Posturale e il TOTAL BODY CONDITIONING, di cui volevo parlarvi la scorsa volta.E quindi, come direbbe Stefano Protonotaro, Pir meu cori alligrari/ chi multu lungiamenti/ senza alligranza e joi d’amuri è statu/ mi riturnu in bloggari, e riparto proprio dal TBC (la prossima volta parleremo di come io stia diventando monomaniaco, e di come la palestra stia assorbendo la mia sfera sociale).

1 – Un mese e mezzo fa...

Sobillato dalla mia coinquilina, e animato da (forse malinteso) spirito sperimentatore voglio-provare-tutte-le-lezioni-in-palestra-per-non-concentrarmi-sulla-mia-vita, ho deciso di fermarmi dopo la lezione di Pilates, per provare il Total Body Conditioning.
Io non so voi, ma ho sempre pensato che i balli di gruppo fossero una forma di perversione dei costumi, e un occulto tentativo di collettivizzare le coscienze assestandole sul livello dei cani pavloviani: una certa musichetta (diciamo l’alligalli, o, in tempi più recenti, la macarena e le las ketchup) scatena incontrollabile una serie di mossette epilettiche. Non so come a questi signori sia sfuggito fin’ora il dominio del mondo. Edoardo Vianello avrebbe potuto almeno cercare di conquistare San Marino. Mammolette.
Gli inventori del TBC, ispirandosi di certo agli esercizi ginnici dei cinesi alle 6 del mattino, hanno dato una versione molto più letale di questo semplice schema cognitivo-comportamentale. In TBC, infatti, devi andare a tempo a ritmi mediamente forsennati, eseguendo movimenti che, se perdi la concentrazione, rischi non solo di trovarti da una parte mentre il mondo è dall’altra, ma anche di avvitarti su te stesso in un vortice infernale-scava-buchi-nel-terreno.
Tutto questo, oltre al meccanismo di fidelizzazione-rincoglionimento della musica, fa sì che l’allievo si senta sempre inferiore (leggi: una merda) rispetto allo standard richiesto, e che, nonostante dubbi e travagli dostoevskiani, continui a ripresentarsi settimana dopo settimana, nella speranza di migliorare.



2 – Un mese e mezzo dopo...

Il miglioramento c’è stato? Boh. Ora so spostarmi di lato facendo l’incrocio con le gambe dietro anziché avanti (rischio avvitamento: + 1000 davanti, + 500 dietro) e altre amenità, mentre sudo come se stessi fuggendo inseguito da un branco di lupi affamati (65% fatica, 35% imbarazzo). Ma appena le cose si complicano un po’ e bisogna coordinare, che so, braccia e gambe in due movimenti diversi, ecco, allora è come se le parti del mio corpo fossero preda di una forza centrifuga potentissima, e rischiassero di schizzare ai lati opposti della sala.
Ovviamente, dopo ogni lezione di Pilates (che Dio benedica Joseph Pilates!) continuo a fermarmi per mettermi alla berlina da solo, quasi contro la mia volontà cosciente. E, anziché avanzare verso la prima fila, come pure tentai di fare (ma la mia hybris fu fulminata dal dio della Coordinazione – un figlio bastardo di Chronos) mi rincantuccio sempre più tra gli sfigati del fondo sala.
E guardo con odio ferocissimo le due galline-studentesse-calabresi-capelli-tinti-col-coppale-e-occhiali-rossi-di-plastica e il gay 40enne dai movimenti strani che, solo perché senza problemi riescono a stare attenti, stanno davanti, a fare le cretine con l’istruttore. Che a ritmo di dance, un giorno potrebbe chiederci di imbracciare il bilanciere, indossare un tappetino a mo' di corazza, e trasformare il quartiere in una piccola città-stato.

(cartolina: gli irresistibili giochini del dottor Joseph P. con i suoi aitanti amici - per una ragione numerologica piuttosto ovvia, le immagini dovevano essere tre).


Fatevi vivi!

E adesso due linketti delle Malvestite, che chissà come ancora non sono tra i nostri link (Flavia ne sia rimeritata!):

http://www.malvestite.net/2008/03/19/madonna-nella-hall-of-famehead-museum-piuttosto/

(questo è per il mio filone Madonna-eretico)

http://www.malvestite.net/2008/01/08/padre-pio-malvestito/

(questo è per il filone eretico tout-court)

http://www.malvestite.net/2008/06/13/roma-pride-2008-il-gay-io-sono-pazza/

http://www.malvestite.net/2008/06/19/malvestito-29-il-sexy-ciccione-gay-in-deshabille/

(questo è per il filone gay)

Eddài Eddài Commentate & scrivete, che mi sono rotto di rifarmi gli occhi sugli altrui blogg.

Baci.

domenica, ottobre 12, 2008

god save the queen

 
non è dolcissimo?
questo il sito:
www.inkspinster.com

mercoledì, ottobre 08, 2008

Episodi singolari

Cari tutti,
come sapete mi trovo chez i Tigrotti, in quel di Leamington: ah, la brumosa atmosfera inglese! Come non sentirsi a casa? E poi, Oxford... La mia ascesa nei penetrali della Bodleian Library, con chilometri di manoscritti, libri di ogni tipo, bibliotecari gentili che - a differenza di quanto accade in Italia - non vedono l'ora di aiutarti a trovare il libro che cerchi e sono felici di potertelo dare. Il mio rapimento emotivo è tale ormai che ieri entrando in un negozio per comprare un quaderno, quando ho letto che assumevano, ci ho fatto un pensierino...
La mia necessità di venire prima o poi a vivere in terra di Albione è peraltro bilanciata dala sensazione che i cittadini dell'Impero mi vedano come uno di loro: a dimostrazione, raconterò un piccolo aneddoto Zen occorsomi.
Al mio arrivo, dopo il consueto brusco atterraggio tipico di Ryan Air, mi misi in fila per il controllo documenti; quando il militare preposto al compito ha visto la mia carta di identità, con il glorioso stemma della repubblica (che verrà sembra presto sostituito da una simpatica immagine de "La Ruota della Fortuna"), mi ha chiesto prima se parlassi inglese e poi - alla mia risposta affermativa - se potevo aiutare un suo collega.
Il collega mi spiegò il mio compito: dovevo fare da interprete fra lui e un ragazzo, che aspettava lì non so da quanto. Ma quando il ragazzo, avvicinandosi, cominciò a rivolgersi all'uomo in un inglese perfetto, non capii: a che pro dovevo fare da interprete?
Poi la rivelazione: il giovane proveniva da Riga ed era diretto a Milano, ma aveva optato per la rotta insulare poiché più economica. Questo aveva fatto scattare una serie di allarmi: e se fosse un extracomunitario che si intrufola qui dove nessuno può controllare la sua nazionalità per poi entrare in Italia come comunitario ed evitare controllli?
Il mio ruolo, in pratica, era quello di collaborazionista del Governo britannico: già pregustando la cittadinanza onoraria e - perché no - l'ammissione all prestigioso ordine dell Giarrettiera, per un breve momento ho pensato di dire al signore: "No guardi, io non capisco cosa dice... [il che, essendo il giovane probabilmente calabrese, non era del tutto flaso] Per me è russo o qualcosa del genere!". Poi però, mi è sembrato brutto... Ma la dilagante sensazione di beatidune, per essere stato per un momento al Servizio di Sua Maestà, mi ha ripagato ampiamente!

--- Utilizzo i superpoteri di amministratore per mettere il titolo, che avevo scordato, e aggiungere un secondo episodio ---

Ieri sera siamo stati in un Pub, per una serata di raccolta fondi con musica dal vivo, ove chiunque voleva poteva salire a suonare. La considerazione che sorse nella capace capoccia di Flavia fu: "Ma guarda quanti bravi musicista ci sono che non diventano famosi". Ed era vero: ha iniziato a stupire un signore molto paffuto e ultrasessantenne, che suonava come Santana e cantava con la voce di un pischello; poi un violinista; poi Jayan, che colla sua verve ha fatto salire sul palco tastieristi, violinisti, sassofonisti per una grande jam session.
Ma non è questo l'episodio che devo nararre, e torno alla narrazione. Dopo la serata (pub chiuso alle 23 e rotte...) siamo andati da Ali, un signore amico dei Tigrotti che gestisce un ristorante indiano, poiché J doveva mangiare e aveva deciso di prendere qualcosa a portar via. Accolto da Alì come un figlio, un po' perché ero amico di amici, un po' perché era ubriaco, ho assistito rapito alla disvelazione della sua filosofia di vita. Ero completamente assorto dai racconti di quest'uomo, un ver saggio che quasi sono caduto dalla sedia quando mi ha proposto di fare per lavoro il garante per alcuni suoi amici pakistani che volevano venire in Italia (per rispettare appunto la legge che prevede che uno possa venire nel nostro paese solo su chiamata...).
Da collaborazionista della regina a eminenza grigia dell'immigrazione... Già mi vedevo a via Ottaviano, incedere fra tutti i minimarket aperti tutta la notte e ricevere, per gratitudine, una cocacola, le uova, le pere, la prima figlia femmina (che avrei rifutato)...
Poi però mi son sottratto alla sua proposta... Peccato, ma di sti tempi non si sa mai ...