domenica, febbraio 17, 2008

Alessandro contro l'Impero

Correggo le frasi di analisi del periodo che i marmocchi di terza hanno fatto venerdì. La mia scelta andava da frasi camp ("L'orecchino che mi è caduto sulla sabbia è talmente piccolo che non riesco a trovarlo") a frasi di realismo magico ("Stava in silenzio durante la lezione e sembrava attento, ma comunque non era interessato all'argomento"), a pistolotti sull'ambiente e la morale.
Ma il mio filone preferito, lo confesso, è il peplum, quelle frasi che il libro riporta, tradotte da non si sa dove, in cui ci sono Cesare e le Idi di Marzo, i Cristiani nel circo con i leoni, e, bello e impossibile, Alessandro Magno.
Come aggiunta alla fenomenologia della copia, a quella della cultura e a quella dello Spirito, vi copio la versione di una delle alunne, che ci svela un retroscena che la ricostruzione storica di sinistra ci aveva occultato:

"Morto Filippo II, Alessandro, suo figlio, salì al trono non ancora ventenne, domò le città greche, respinse le invasioni barbariche, e, quando ebbe rafforzato il suo regno, decise una spedizione contro il più potente stato di allora: l'impero prussiano."

venerdì, febbraio 15, 2008

Come mi sto ambientando bene

Esterno giorno: Yours Truly (Flavietta vostra) e Il Tigrotto Malese in un vento di buriana camminano mano nella mano verso il supermercato. Intorno a loro sfila la gioventù locale con indosso gli abiti tradizionali: jeans sdruciti e maglietta per lui, vestitino sottoveste e sandali senza calze per lei..

T.M. - What freezing hands! Haven't you bought a new pair of gloves yet?? (Poichè diverse settimane fa l'ultimo paio di guanti di Y.T. aveva reso l'anima)

Y.T. - erm...no...(temporeggia alla ricerca di una scusa plausibile)

T.M. - I can't believe it! On saturday you went shopping all afternoon and all you came back with is a Tshirt and Half a dozen GStrings*!

*mbeh che volete? me ne servivano assolutamente di nuovi per la palestra!

giovedì, febbraio 14, 2008

Complemento di vocazione

Miei cari, il gesto che sto per raccontarvi potrà sembrare insensato a molti, a molti potrà sembrare dettato solo dalla cupidigia, e a me stesso, confesso, rimane oscuro nelle sue ragioni più profonde.
Fatto sta che ieri, in pullmann, il virus dell'influenza che mi sono beccato sabato da Fabri e Marghe (ricordate quando avevo freddo? e quando le finestre erano spalancate per smaltire le vostre esalazioni catramate? venite a lamentarvi del confino sul balcone!) - il virus insomma doveva ancora imperversare quando ho accettato una supplenza. Credo che a farmi sballare abbia contribuito il fatto che la scuola è vicino casa dei miei, ma già a quel punto non consideravo più che io a casa dei miei non ci abito da mesi.
Il peggio è che ad una riflessione più attenta ho capito che i miei alunni sarebbero stati studenti delle medie, ambigua soglia tra infanzia e brufolosa adolescenza.
I miei alunni si distribuiscono ai due estremi della forchetta: in terza, ragazzi con la voce da citofono, gli occhiali a goccia e i baffi incipienti e incolti, oppure bulletti che girano per la classe come le scimmie dal culo rosso (non mi ricordo il nome) allo zoo, e ragazzine in fiore e in atto di trasformarsi in sosia di Avril Lavigne. In prima, bambini quasi teneri, ma che già si predispongono a diventare delle canaglie.

Vi racconto cosa mi è successo in prima, per farvi capire in che condizioni. Vengo dapprima circondato da ragazzi che si affannano a volermi dire a che punto sono del programma di geografia (io ignoro tutto di qualsiasi programma di geografia, nonché del loro). Il problema è che, stando a loro, sono arrivati a cinque sei punti diversi. Le fazioni iniziano a litigare, e le rispedisco a posto.
Faccio l'appello, inutile visto che sono le 11, ma tant'è. Durante l'appello, mi accorgo che uno dei ragazzi ha la faccia stravolta e piange. Per fortuna (si fa per dire) ha solo un po' di febbre. Chiamo la bidella, che cerca di fare pressing psicologico affinché il bambino, che rifiuta di farlo, chiami papà. Il bambino è tetragono al mammismo lacrimoso delle bidella, come già al mio.
Cominciamo a leggere, come usa fare il prof. assente, il capitolo di geografia. Mi viene chiesto di spiegare: che vuol dire 'impervio', cos'è una nuora (e allora è lo stesso della suocera? no - spiega che è la suocera, e pure il genero), cos'è il reddito e cos'è un "porli" (ovvero porre + il cognome enclitico).
Nel frattempo, ai margini del campo visivo, dove si trovano i finto-attenti, qualcosa si muove, qualcosa che fa delle facce troppo colpevoli quando mi giro con lo sguardo da gufo che hanno tutti quelli che cercano di capire se li stai a cojonà. E badate che io già faccio la tara di una certa dose di cojonamento....
Insomma, dal lato di destra, quello da cui mi aspettavo sorprese, si alza una ragazza e dice: "Professore posso cambiare posto?" e parte a razzo per l'ultima fila, dove trova amorevole soccorso tra le braccia di un'amica. Quale la causa di tanto sgomento? Il suo compagno di banco le ha tagliato i capelli, piange lei. Il parrucchiere delle dive è sgomento, come se fosse stato ritrovato privo della memoria sulla scena del delitto di Cogne.
La classe si galvanizza, e compaiono i seguenti gruppi: la Sorellanza del Mutuo Soccorso, che forma un coro di Erinni dietro la povera sventurata, i Forcaioli, che dal banco gridano affinché Giustizia lavi l'onta (uno grida, sul serio, "NO-TA, NO-TA"), gli Innocentisti.
Questi hanno invero ragioni peculiari da vendere: 1) il colpevole mi consegna il riccio rapito, dicendo: è solo una ciocca piccola, se non glielo dicevo io non se ne accorgeva (pure coglione, allora), 2) la bimba è dotata di un crine rigoglioso, pensi se lo faceva a me, che sono rasato a zero, 3) stanotte gli ricrescono, 4) guardi (dice un amico del colpevole, al quale in Ritalin non farebbe male), me la taglio anch'io una ciocca (e zac!).
Imperturbabile, spiego che a scuola non veniamo per tagliarci i capelli, e che l'aver agito contro la volontà della bimba e con intenzionalità costituisce il nodo che qualifica come colpevole la maldestra spuntatina. E scrivo la nota: "durante l'ora, x taglia i capelli ad y".
I ragazzini vanno in solluchero (tranne x, che parte per la settimana bianca con l'ennesima nota) e smaniano per vedere la nota coi loro occhi. Durante il resto della lezione, non si segnalano che episodi minori, tra cui il ragazzino che si è tagliato la ciocca per solidarietà che si alza e in preda a disturbi del comportamento sociale esegue una specie di danza (davvero non vogliamo darglielo il Ritalin?), ma a fine lezione, 10 alunni maschi e femmine vorrebbero "controllare i compiti per domani" sul registro, e cercano di scalzarmi la mano che copre la nota...
Fortunatamente tutto finito, accompagno il malatino a telefonare al papà, lo riporto in classe e vado via.
Ma questa scena si ripeterà fino al 26 di questo mese. Ho scoperto però che sulla grammatica compaiono ora i complementi di colpa e di pena, puntelli morali dell'analisi logica, e il complemento di vocazione, appiglio ideologico offerto agli insegnanti depressi e alle monache la cui fede vacilla. A me forse farebbe comodo un po' di complemento di vocazione, accanto alla cupidigia e al resto, per sopportare questi giorni.
Un bacio

mercoledì, febbraio 13, 2008

Prima di morire prenderò il tè al Ritz Hotel


Ho passato qualche giorno a Londra ultimamente, ma ben lontana dallo sfavillante mondo della city, per lo più chiusa nel british archive di Kew a fare foto su foto...che vita da beghina...ma che dico beghina...secchiona...ma mi starò mica trasformando nella povera Luciana?
Questo stato di cose non deve durare per cui il piano è questo: tornerò si nella città del vizio, e per essere sicura di non fare, per la durata dell'intera mia visita, alcunchè di produttivo mi porto il tigrotto, e ci andiamo durante il week end. Programma della visita: cena malese a soho, pub crawling con mio cugino, capatina alla Tate modern e via così...
Per un momento ho contemplato anche l'idea di spuntare un elemento dalla mia Bucket List ovvero "Cose da fare prima di morire" è ho googlato "Tea at the Ritz".
Mi sa che dovrò aspettare ancora un po'. Due ostacoli si frappongono tra Gasperettina vostra e l'agognato sbocconcellamento di cucumber sandwiches tra delicati sorsi di Orange Pekoe
  • IL COSTO DELL'OPERAZIONE: 82 sterline per il menu base 2 persone
  • Il DRESS CODE: il povero tigrotto sarebbe costretto ad abbandonare scimitarra e turbante per adottare i vili panni (giacca e cravatta) del nemico imperialista colonizzatore.

Fosse anche disposto ad abbassarsi a tanto, bisognerebbe acquistare i suddetti panni, l'ultima giacca da lui comprata risale più o meno alla sua laurea. Mi sa che c'erano ancora in giro i righeira...

Come è dura essere british! I miei sforzi di assimilazione vieppiù frustrati! Ma non mi perdo d'animo: questa settimana mi vede fare la mia porca figura in due attività tipicamente britanniche (o almeno così credevo io, sapete, prima di trasferirmi qui ero candidamente convinta che nel regno unito fossero tutti come Stephen Fry e Miss Marple...) Sono andata alla prima riunione del nostro neonato Book club e questa sera ammirerò certo un gran numero di tabacchiere georgiane e varie anticaglie nella più antica e rinomata casa d'aste di Leamington Spa (erm..l'unica, se non contate quelle due che trafficano su ebay..)

Vi farò sapere!

sabato, febbraio 09, 2008

PsychoWar!!!

Gentili lettori del Blog (chiamarvi bloggers sarebbe improprio, data l'ostinata assenza di vostri post da tempo immemore), visto il vostro silenzio e lo scarso interesse dimostrato tacerò del mio successo ai colloqui, della mia imminente partenza, e di ciò che mi si agita incontrollato nell'animo da ieri pomeriggio. Tacerò anche dell'agognato risultato delle mie analisi, ritirate stamane, che attestano un'insperata sanità del mio corredo genetico.



Scriverò invece di PsicoGuerra. Credo di essere incorso, oggi, fortuitamente in due armi di distruzione (psicologica) di massa mai considerate da statista prima d'ora, ma che potrebbero rivelarsi a noi utili se un domani, poniamo, dovessimo avere voglia di soggiogare ai nostri voleri un'intera popolazione.







1: la Metro Mendace.

Da un mese a questa parte, sprovvisto di motociclo, mi servo quotidianamente e ripetutamente della Metropolitana. Con mia immensa sorpresa ho constatato che durante gli anni di mia non-utenza del mezzo molte cose sono migliorate: vagoni luminosi, non separati, appoggi intelligenti, sedili comodi e pulizie impeccabili. Ma una delle innovazioni che trovo più civili, e che ho potuto constatare anche su un autobus di nuova generazione, è la voce registrata che enuncia la stazione di fermata presente, e preannuncia quella a seguire. Niente più sorprese dell'ultimo minuto, corse alla Indiana Jones attraverso le porte che già si richiudono, turisti affranti ostaggio dell'incomprensibilità dei segnali, improvvisati ciceroni che aiutano i suddetti turisti o chiunque si senta perduto. Tu ascolti la voce, sai dove ti trovi, non devi allungare il collo ad ogni fermata per sapere dove sei, puoi leggerti un libro in pace e aspettare di sentirti dire quand'è che devi scendere dal vagone in carne e ferraglia.

Ma cosa succede se la voce mente?

Stamattina prendo la metro a Cornelia, e la voce annuncia: "San Giovanni. Prossima fermata Manzoni." Un unico aggrottamento di fronte si propaga tra tutti i passeggeri. Il treno parte, e durante la corsa la voce ripete "San Giovanni. Next stop Manzoni". Dopo pochi secondi è "Manzoni" e all'apertura delle porte ci si informa che siamo arrivati a "Vittorio Emanuele", in realtà "Baldo degli Ubaldi". L'aggrottamento di fronte si trasforma allora in sorriso a stento trattenuto in chi viaggia da solo, e in aperta risata tra i viaggiatori accompagnati. Il viaggio procede con la voce impazzita che continua a declamare fermate lontane anni luce, l'ilarità si diffonde, ma insieme ad essa una sottile inquietudine: tutti hanno gli occhi alzati sulla stampa con l'elenco delle fermate. La voce, come un canto di sirena, ti confonde, pensi alla fermata declamata e non a quella effettiva, dimentichi dov'eri e non sai dove andrai. Da utente saggio e avveduto, diventi una nullità ingannata dalla Macchina Infernale, senza più certezze, forse dimentico del tuo scopo di quel preciso viaggio, o nella giornata, o nella vita se ne hai uno. I volti dei miei compagni di vagone erano ormai maschere neutre che tentavano di ignorare invano le verità enunciate dalla Voce, per concentrarsi sulla realtà, continuamente negata alle loro orecchie. Insomma, se un dittatore pazzo volesse portare alla follia un'intera città, non dovrebbe fare altro che prendere possesso degli altoparlanti in metropolitana, da cui seminare sgomento e terrore... c'è da pensarci.



2: le Vetuste Locuste.

Poco dopo le mie riflessioni metropolitane, mi reco dal medico, la cui sala d'attesa è miracolosamente vuota. Incredulo, mi siedo e aspetto il mio turno (semberà che mi contraddica, ho appena detto che non c'era nessuno... ma come nel miglior teatro dell'assurdo, devo comunque sedermi e aspettare il mio turno). Arrivano due attempate signore, che tempestano di domande l'Arcigna Guardiana dello studio, la quale le spedisce nella sala d'aspetto. Le signore constatano che un "giovanotto" deve entrare prima di loro, e si seggono a blaterare, enucleando parallelismi e inconciliabili divergenze tra la tessera sanitaria e quella Metrebus. Una delle signore è convinta di non avere mai ricevuto la tessera sanitaria, e l'altra, che si rivela tangenzialmente esserne la sorella, la spinge a rovistare nel borsellino, ché sicuramente la tessera in questione sarebbe saltata fuori, regolarmente recapitata ma finita nel dimenticatoio. Così è, infatti... ma la neo(falso)tesserata, forse presa dall'emozione, la fa cadere a terra, e prova senza successo a raccoglierla. Io, in fondo ancora un po' umano, mi chino a prenderla per lei, sperando stoltamente solo in un "grazie".. macché. Vengo immediatamente sommerso da dettagliate informazioni su come il corpo ad una certa età non riesca a fare più alcuni movimenti nonostante l'istinto di compierli ci sia. Conducono una lectio brevis sullo sfasamento tra età reale ed età internamente percepita ("io me sento ancora vent'anni!", esclama la meno acciaccata delle due), e poi non so come passano ai buoni vecchi proverbi di una volta, che la "ventenne" di cui sopra sta raccogliendo in un libello a uso della nipote (figlia della sorella presente), la cui parola fine sarà scritta solo alla sua morte. Con disinvoltura e apparente logica mi raccontano poi della figlia in questione, e della di lei figlia, quindi nipote tredicenne delle due aguzzine. Quella che loro vedono come una bambina indossa cerchi in lega al posto degli orecchini, lascia sacresindoni di procione sul cuscino perché si dimentica di struccarsi prima di dormire, e si prodiga in misteriosi giri dell'isolato insieme alla sua amica del cuore. Ma, nonostante questa prorompente femminilità, coltiva il sogno di diventare pilota dell'aeronautica, forse perchè il buon padre voleva un maschietto, e l'ha educata come una virago invece di mostrarle l'incanto del punto croce. Ma per diventare pilota le hanno detto che doveva applicarsi in matematica, mica si può guidare un aereo senza saper fare le equazioni... e lei, subito, come si è messa sui libri, passando dal 4 al 7... e finalmente il medico mi ha chiamato per la mia visita, strappandomi alle loro grinfie. Io me ne sono andato quasi a malincuore, forse già vittima della Sindrome di Stoccolma, che comunque a un'accurata visita non è stata riscontrata. Salvato appena in tempo...

Beh, considerazione a margine... e se un dittatore, invece di organizzare fasci di picchiatori o plotoni di EsseEsse, non facesse altro che arruolare e sguinzagliare orde di Scille e Cariddi dalla lingua lunga? Quanto ci metterebbero le povere vittime a implorare pietà e promettere sempiterna fedeltà al dux, pur di essere tratti in salvo e sperabilmente sbattuti in isolamento per far riposare le orecchie?

Quindi, cari Capi di Stato in preda a impulsi sanguinari, o terroristi che macchinate nuove strategie del terrore... vedete quanto sarebbe facile ottenebrare le altrui menti e condurle alla cieca obbedienza?